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Scheletro femmina: un intricato romanzo sull'amore

  • Immagine del redattore: Mattia Lisa
    Mattia Lisa
  • 17 dic 2022
  • Tempo di lettura: 8 min

"questo libro è il mio disperato bisogno di dirti ti amo": francesco cicconetti, nel suo primo romanzo, parla d'amore, la chiave di lettura della sua vita.


Credits: Pinterest


Di: Asya Bruno

“Scheletro Femmina” è un romanzo che nasce dalla necessità di scrivere d’amore. L’autore Francesco Cicconetti tesse i fili della trama della sua vita a partire dall’infanzia, quando, per la prima volta, incontra Sara. È una bambina dai capelli rossi, piuttosto taciturna, che fa dolcemente capolino nella sua interiorità. L’amore compie un viaggio tormentato assieme a Francesco. Dovrà imparare ad amare in una società in cui persino quel sentimento puro e naturale è tenuto in cattività in una gabbia di preconcetti. Francesco Cicconetti è un ragazzo trans. Prima della sua transizione, prima di unire i puntini dei suoi tormenti e costruire la sua identità, trova difficile chiamare “amore” il forte sentimento che prova per Sara. Allora osserva l’amore degli altri e prova ad imitarne i gesti, le consuetudini. Eppure i baci non hanno sapore e ogni cosa sembra scarabocchiata di fretta sul copione di un teatrino scadente.


Se le sue amiche sedevano sulle gambe dei loro ragazzi, e la mamma era sempre stata accompagna da altri uomini, allora cos’erano quelle emozioni potenti e violente che si scatenavano al solo pensiero di avere Sara vicina, quelle sensazioni di energia e felicità mai sperimentate prima?


Tratto dal libro:


“Tirami su, tirami su, mi ha detto; l’ho presa in braccio e mi ha avvolto la schiena con le gambe. Poi mi ha baciata. Ero senza parole... Quello che provavo era così potente che mi sentivo a disagio, incapace di contenere tutta quell’emozione; e pure volevo continuare a baciarla per sempre, finché quelle scale dietro di noi non fossero tutte arrugginite e fossero crollate e tutta Rimini fosse stata rasa al suolo. Avrei voluto piangere da quanto mi sentivo sopraffatta, piangere perchè non avevo idea di come altro gestire ciò che stavo provando... Se i baci erano quella cosa lì, allora io non avevo mai baciato proprio nessuno, perchè quella cosa lì non assomigliava a niente che avessi provato prima, niente che fossi riuscita anche solo a immaginare.”


Sara è una ragazza allegra, solare, luminosa e colora i punti più bui dell’animo di Francesco, che si fanno ancora più scuri quando intraprende il percorso della transizione. L’amore cavalca le onde di un mare agitato, della tempesta che è la scoperta di sè. La transizione di genere è l’espediente tramite cui Francesco indaga, e vive sulla sua pelle, le sfaccettature e le tonalità dell’amore. Il libro è spaccato quasi a metà dall’uso dei pronomi: il femminile prima, il maschile poi. Quando Francesco si riappropria della sua identità, la realtà gli viene addosso crudele e spietata, e trovare il modo di amare chi gli sta attorno diventa complesso. Vi è mai capitato di sentirvi dire che amare sè stessi è il primo imprescindibile passo per accogliere l’amore degli altri? In questo senso, la transizione di genere diviene la metafora della sfida che tutti noi combattiamo a sangue freddo con noi stessi per capire chi siamo realmente ed accettarci.


L’identità di Francesco, però, inizialmente, non trova alcun riscontro nella realtà, alcun riconoscimento e ogni cosa sembra ricordagli di non essere un uomo. Il contatto con gli altri è straziante e quello con sè stesso ancor più brutale. L’amore per Sara s’ammala e il colore esce fuori dai bordi del disegno del loro amore, non scompare mai, ne restano gli schizzi sul foglio.



“And let me crawl inside your veins, I’ll build a wall, give you a ball and chain, It’s not like me to be so mean, You’re all I wanted, Just let me hold you, Hold you like a hostage” - "Hostage" di Billie Eilish è il brano che l’autore ha scelto per introdurre la sequenza del romanzo intitolata “Rabbia”. “Ogni persona di genere maschile per me rappresentava un pericolo; ero certo che ciascuno di loro la desiderasse, che la volesse per sè, che volesse portarmela via. E io mi arrabbiavo con lei per questo. Mi arrabbiavo, mi infuriavo anzi, e l’ammonivo in modo tale che si allontanasse da tutti. Una volta le ho detto: nessuno di loro può amarti come ti amo io, nessuno di loro capisce veramente il tuo valore, quanto tu sia importante. Devi stare attenta, devi stare con me, solo così potrai essere felice e amata. Lei ha annuito in silenzio, mi guardava con gli occhi più vuoti di sempre.”


La tremenda sofferenza che vive osservando davanti allo specchio un corpo da cui la sua identità non è rappresentata, davanti allo sguardo di chi non lo riconosce come Francesco, trascina in un vortice di angosce, torti e affanni l’amore per Sara. Il sentimento a cui il romanzo regala tanto fascino acquista la luce delle giornate più uggiose, quando il cielo grigio e nuvoloso nasconde il sole e sembra che sia scomparso per sempre. La transizione, dunque, all’interno del libro, ripercorre i mutamenti dell’amore.


Francesco Cicconetti si mette a nudo di fronte al lettore, svelandogli i suoi pensieri più astrusi. Il lettore vive assieme a lui un pellegrinaggio faticoso, colmo di sensi di colpa, di parole taglienti. Si immedesima in una ricerca smodatamente complessa di sè, eppure lo si riconosce subito: Francesco c’è sempre stato. Solo il percorso ormonale, però, gli renderà onore agli occhi di tutti.


Ascolta: "Hostage" - Billie Eilish


Si, il romanzo parla anche di transizione di genere. Mette in luce la pochezza e la limitatezza di una società in cui tante persone hanno dovuto imparare ad amare “fuori degli schemi”, come se l’amore potesse essere un numero finito. C’è un’infinità di modi di amare e di essere amati. C’è un’infinità di modi di essere, perchè esistere e basta è inumano. Eppure rivendicare il proprio essere, per alcuni, risulta una prova di coraggio. Francesco e il suo dolore diventano la stessa cosa. Le lacrime che versa inondano il suo amore, in un maremoto di odio che riversa su sè stesso. Il romanzo ha la giusta pretesa di educare, di parlare a chi vede tutto in bianco e nero.


Francesco Cicconetti ha raccontato la sua storia sui social per puro caso. Chi pian piano si è raccolto attorno alla sua immagine ha fatto di lui un punto di riferimento all’interno della Comunità Lgbtqia+. Mancavano, e mancano tutt’oggi, verità, informazioni, riscontri, su una realtà che da sempre è al mondo, che da sempre è una parte del mondo. Non poteva e non può più rimanere all’oscuro. O peggio, relegata a sporchi e infondati pregiudizi. Cicconetti è stato investito di un compito importante, perchè la parola nella nostra società è sempre affidata agli stessi uomini cis etero. È divenuto rappresentate di una comunità che lotta per l’inclusività in un paese in cui le discriminazioni a sfondo omotransfobico non vedono riconosciuta dalla legge la loro meschina matrice.


Cade qui a pennello lo sfiancante attacco alle parole di cui la comunità Lgbtqia+ è vittima, tra le altre cose. Ne ha parlato lo stesso Francesco Cicconetti durante un suo intervento a Le Iene. Ha affermato “l’identità ha bisogno di parole, altrimenti non esiste, è solo essenza che vaga nell’aria incorporea”. Fingere che le parole non esistano, non siano importanti, o utilizzarle senza cognizione di causa, è il vile tentativo di affossare l’identità di una persona. Tutti esistiamo tramite le parole. Esistiamo solo grazie alle parole, non potrebbero mai essere troppe: è un grande ridicolo ossimoro.



Francesco Cicconetti ha presentato il suo libro a Foggia. Foggia è una realtà in cui sembra che esistano solamente le parole più brutte del mondo. E invece, Francesco ci è finito a parlare di amore. È una realtà ostica, in cui il “diverso” è preso di mira, discriminato e il pregiudizio appare uno scoglio insormontabile. “Diverso” è una bella parola. Inclusività, infatti, significa riconoscere il diverso, significa valorizzarlo, dargli colore, sconfinarlo dai margini della società. Invece, purtroppo, fatica ad allontanarsi dalla sua accezione negativa. Il numero e l'entità delle discriminazioni e aggressioni che avvengono ai danni delle persone facenti parte della Comunità Lgbtqia+ sono demoralizzanti, mortificanti. Pensare che non ci sia nulla da fare per risollevare la città dalle grinfie dell’ignoranza è concepibile. Allo stesso tempo è noioso e deprimente.


La risposta dell’associazione Arcigay “Le bigotte” di Foggia, un collettivo queer transfemminista che si impegna sul territorio, è un sospiro di libertà. Lo fa attraverso dibattiti, rassegne cinematografiche, manifestazioni, incontri letterari e di sensibilizzazione nelle scuole - dove è sempre più difficile entrare. L'incontro con Francesco Cicconetti è stato mediato dalla presidente dell’associazione, attivista della Comunità Lgbtqia+, Alice Rizzi. Il senso del suo lavoro sul territorio è stato chiarificato dalle stesse parole di Cicconetti: la mancanza di rappresentanza. Francesco ha avvertito nella sua vita il bisogno dello sguardo dell’altro che gli restituisse l’immagine di sè. Le parole cucite e scolpite addosso ad una persona da altri sembrano avere il diritto di viaggiare di bocca in bocca. La voce di chi vuol rivendicare sè stesso, invece, è ammutolita.


L’alterità tra la percezione personale e quella degli altri è un segno della storia di tutti. La nostra identità passa per forza dal contatto con gli altri, è vero. Però, è ora che si smetta di accettare che ciò avvenga in maniera disarmante e indifferente. Come accade a Foggia, dove l’amore non stringe mai le mani dei passanti, a meno che questi non siano un uomo e una donna come da copione. Lungi da me sminuire un complesso problema culturale, ma quanto è insensato sacrificare l’amore?


Ascolta: "Pastello BiANCO " - Pinguini Tattici Nucleari


Nel romanzo seguiamo il percorso di cambiamento di Francesco nelle fasi della leggerezza, della solitudine, della rabbia e del risveglio. Alla prima fase, quella della leggerezza, è dedicata “Pastello bianco” dei Pinguini tattici nucleari. “Per favore non piangere e non ci rimanere male che noi due ci conosciamo bene dalla prima elementare. E scrivevo tutti i miei segreti col pastello bianco sul diario, speravo che venissi a colorarli. E ti giuro, sto ancora aspettando”. Sara, alle elementari, è una bambina che ama disegnare. Francesco, invece, scarabocchia in bianco la sua identità. Lei versa il colore sulle sue incertezze, sul grembiule rosa che pizzica, sul suo taglio di capelli più corto.


In maniera “leggera”, del tutto inconsapevole, eppure intensamente, il discorso sull’identità di genere emerge in un disegno su cui si firma “Francesca-o”. È il disegno del suo mondo. In quel mondo c’è posto per sè stessi, per la sua mano stretta a quella di Sara, per stare al sole col grembiule blu, per correre veloce in cortile assieme agli altri bambini. Ci disegna il mare e mamma Carla. L’amore per sua madre - e per nonna Gioli - inebria le pagine del libro.


Un altro Estratto del romanzo

Francesco scriverà: “Mia madre è il cardine, è la figura che ha reso possibile tutto… Sento come se fosse mio dovere renderla felice, preoccuparmi che sia felice. La vivo come se fosse una mia responsabilità. Questo mi condizione a volte, perchè sto sempre sull’attenti, alcune cose non le faccio o non riesco a chiedergliele perchè ho paura di tubarla. A volte non capisco chi sia la madre e chi il figlio. Avevo paura di fare coming out con lei proprio perchè mi ammazzava il pensiero di farla soffrire, non era nemmeno concepibile. Allora rimandavo e rimandavo, avevo più paura di questo che di non essere capito.”


L’amore di mamma Carla è uno scudo protettivo, ma non difende Francesco da sè stesso. Anzi, in una logica che risponde solo all’irragionevolezza dei sentimenti, gli causa dolore. L’amore risponde alla sua proprietà più esclusiva: la potenza. Il terrore di sfiorarlo rende il rapporto tra lui e sua madre taciturno, ma rimane una certezza. D’altronde un amore così possente non può essere mai spento.


Sapere di essere amati nonostante tutto, nonostante nulla, è sfibrante. L’amore di nonna Gioli è una boccata di spensieratezza. In un libro in cui il discorso sull’identità di genere è una chiave fondamentale, l’amore di nonna Gioli ci accende su il fuoco e ci cucina un piatto di strozzapreti. A casa di nonna Gioli, Francesco sperimenta una libertà di cui la vita l’ha privato: è solo Franci. Il resta diventa un contorno sfumato, il colore può uscire dai bordi e l’amore risana.


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