top of page

L’Antonia, la ragazza dalle gambe nervose

  • Immagine del redattore: Mattia Lisa
    Mattia Lisa
  • 23 ott 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 3 mag 2023

Fragile e dall'animo turbato, Antonia Pozzi fu poetessa, fotografa e alpinista milanese del '900. Durante la sua breve vita scrisse e amò ardentemente.

Antonia Pozzi
Fonte: libro "L'Antonia" di Paolo Cognetti
DI: Nicoletta Totaro


Oggi vi portiamo alla scoperta di uno dei personaggi più importanti della letteratura della nostra amata città (d'adozione o natale): Antonia Pozzi. Le cui opere sono rimaste nel dimenticatoio ma che, grazie al lavoro di alcuni esperti, stanno tornando nel bagaglio culturale meneghino.


Chi era Antonia Pozzi?

Antonia Pozzi nacque a Milano il 13 febbraio 1912. Crebbe in un ambiente colto e signorile. Dapprima frequentò il liceo ginnasio “Alessandro Manzoni”, dove, durante la prima liceo, si innamorò del suo professore di latino e greco Antonio Maria Cervi. Nel 1935 si laureò in Filologia moderna presso l’Università Statale di Milano. Nonostante fosse costretta a sottostare alla severa figura paterna, Antonia fu una donna libera, curiosa, audace. Ebbe l’occasione di fare esperienze che in quegli anni erano impensabili per una donna poco abbiente, come viaggiare per l’Europa, fare vacanze studio in Inghilterra, scalare montagne e andare in bicicletta. In realtà Antonia visse un incessante dramma esistenziale.


L’unico rifugio pareva essere Pasturo, in Valsassina. Qui vi trascorse diverse estati circondata dalla natura e dalla sua amata montagna. La penna e la macchina fotografica furono immancabili compagne di viaggio. In modo quasi cronachistico, scrisse intensamente ogni giorno della sua vita, riempiendo pagine di diari e inviando lettere ai suoi cari.

Dopo un’altra esperienza di amore non corrisposto con Dino Formaggio, la vita le pareva sempre più pesante. Così, il 2 dicembre 1938 si recò all’Abbazia di Chiaravalle, si sdraiò sul prato e ingerì una nociva dose di barbiturici. Trascorse una notte in coma al Policlinico, ma non ci fu niente da fare.


Entrò nella storia della poesia italiana grazie a Eugenio Montale, che la scoprì nel 1945 e ne curò la prima raccolta di poesie.


In sua memoria sono stati realizzati due film: uno nel 2009 “Poesia che mi guardi” dalla regista Marina Spada; l'altro nel 2015 “Antonia” da Ferdinando Cito Filomarino.




Il professore e l’amore proibito

L’inizio della produzione di poesie di Antonia Pozzi coincide esattamente con l’innamoramento per il suo professore di latino e greco, Antonio Maria Cervi, di quattordici anni più grande. Il loro fu un amore complesso, disperato, ostacolato e proibito dai genitori di lei non solo per la differenza di età, ma anche per la differenza di ceto. La segreta relazione, fatta di intensi scambi di lettere e incontri clandestini, durò quasi 4 anni. Antonia non superò mai la rottura, però la poesia la aiutò molto. Così riunì in un quaderno dieci poesie e lo intitolò “La vita sognata”.

"E vivo della poesia come le vene vivono di sangue"

(Lettera a Tullio Gadenz, 29 gennaio 1933)


Pasturo, tra montagna e poesia

Antonia Pozzi è sepolta nel piccolo cimitero di Pasturo. Veglia sulla sua tomba una statua in bronzo, realizzata dallo scultore Giannino Castiglioni.

Pasturo è un piccolo paesino in provincia di Lecco ai piedi della Grigna Settentrionale, a cui Antonia era molto affezionata. Qui la famiglia Pozzi aveva acquistato una villa settecentesca per trascorrere le estati. Antonia non è mai stata troppo legata al trambusto della città. Preferiva di gran lunga la tranquillità della Grigna, delle Dolomiti e del Cervino, dove d’estate praticava l’arrampicata e d’inverso lo sci. La montagna fu sempre la sua guida, protagonista dei suoi scritti e delle sue fotografie, “una palestra insuperabile per l’anima e per il corpo”. Già a 13 anni Antonia era socia del CAI (Club Alpino Italiano). Nonostante molte poesie raccontino della montagna, Antonia non le scrisse mai sul momento, ma preferiva comporre basandosi sul ricordo e sulle fotografie a Milano e a Pasturo.


Leggi anche:


Oggi a Pasturo è possibile fare un “percorso poetico” sulle tracce dell’Antonia.

Per anni il suo talento è stato tralasciato e obliato, la città di Milano poco ha saputo valorizzare una delle poetesse più considerevoli della letteratura novecentesca. La sua arte ora riverbera grazie a studiosi come Marco Della Torre e Paolo Cognetti.



Comments


CONTATTACI!
  • Spotify Icona sociale
  • Instagram
  • Facebook Icona sociale

Created with Wix.com

bottom of page